vendredi 31 mars 2017

METTI UNA SERA A CENA



Un sabato sera di qualche tempo fa a cena da una cara amica si chiacchierava di amanti e di cosa il destino ci porti in dote da queste storie. Eravamo in sette, io, il mio compagno, una coppia amica dei padroni di casa ed un comune amico.
 

La conversazione, debbo dire assai brillante, procedeva tra battute, racconti di vita ed aneddoti famosi.
Ma il culmine lo si raggiunse quando la padrona di casa all’improvviso cominciò a parlare di uno dei suoi amanti, provocando la reazione del marito che divertito, prese a stuzzicarla ricordandogli la sua bonarietà nel rapportarsi con gli altri, tra lo sgomento dell'altra copia ospite, tradizionalista almeno a parole.  

Lei si lamentava di un suo amante "storico", cerebralmente e sessualmente coinvolgente, che ultimamente pareva essersi invaghito di una più giovane di lui, una sua allieva.
La cosa che la irritava, non era che la loro relazione pareva essere momentaneamente in quasi stallo, quanto il fatto che lui pretendeva che la nuova non sapesse nulla della vecchia amante. Cosa che lei considerava un tradimento della loro intesa.
Stava quindi meditando di troncare, sentendosi anche offesa dalla banalità della sua scelta: una ragazzina senza alcuna qualità se non la sua avvenenza, accusandolo di essere caduto nella solita ossessione della mezza età.
Da premettere che la mia amica è una trentenne bella, intelligente e colta. Lui potrebbe essere, invece suo padre. La ragazza invece una diciottenne.
 

La discussione molto spassosa acquistò toni surreali quando la coppia tradizionale trasecolata moralizzava sulla situazione discussa, ma soprattutto dava sottilmente del vigliacco cornuto al marito di lei. Questi però replicava rilanciando sull’ipocrisia di certe unioni (facendo centro) che si tengono insieme solo per un malinteso senso di responsabilità verso i figli, il ruolo e la “famiglia”.
“Il nostro non è stato un matrimonio d’ amore, ma l’incontro di due solitudini, fatto di affinità e complicità, un conveniente affare sotto il profilo economico e sociale. Un vero e proprio accordo di collaborazione dove ognuno mantiene spazi ed autonomia. Però a distanza di dieci anni dal nostro primo giorno insieme posso tranquillamente dire che oggi io amo mia moglie e lei ama me. Strano vero?”
No, per nulla strano, anche i miei nonni ebbero un rapporto simile. Il loro fù un matrimonio combinato dalle loro famiglie, ma che si è dimostrato nel tempo più solido e duraturo di tanti altri. Il loro un rapporto di grande affiatamento, affetto e stima. Non che sia stato facile per loro, specie i primissimi anni, ma col tempo conoscendosi vicendevolmente hanno imparato ad amarsi.

Ma a sorprendermi a questo punto fu il comune amico, uscito di recente da un divorzio assai burrascoso con quello che era stato l’amore della sua vita.
Per lui il matrimonio d’amore, quello borghese, è in crisi perché fondandosi sull’illusorietà della passione è condannato a non durare. "Anzi se il sogno d’amore è la fusione dei cuori" aggiunse "dobbiamo anche ammettere che il cuore oggi è volubile, come lo sono i corpi. E chi insegue il successo amoroso e al tempo stesso il successo erotico è condannato a fallire”.

A questo punto le sue parole sembravano quasi una benedizione al matrimonio d’interesse e al tradimento, cosa che scherzosamente gli feci notare.

Ma lui precisò: “E’ strano! E’ la retorica del matrimonio borghese quella a cui le ultime generazioni si sono costantemente abbeverate. Un malinteso senso di libertà. Crediamo nell’amore e vogliamo cambiare partner quando pensiamo che non ci sia più nulla. Ma uomini e donne della mia generazione oggi vivono il disincanto, la discordia, i divorzi. Non si fa altro che parlare di mogli abbandonate dai mariti per le ventenni, di uomini abbandonati perché non c’era più nulla. Eppure ormai sono convinto, che per conciliare la fiamma della passione con l’amore duraturo dobbiamo rinunciare al parossismo emotivo, recuperare il rapporto col tempo. E se vogliamo liberarci dalla tirannia del corpo e del desiderio, dovremmo favorire il ritorno del pudore e capire una volta per tutte che gli strumenti della nostra liberazione si sono trasformati in strumenti di tortura. Cerchiamo la felicità e siamo tutti depressi. Inseguiamo l’amour fou, ma siamo tutti soli e amareggiati. Meglio cambiare rotta”.

E fù a questo punto che la padrona di casa intervenne con il suo solito humour: “in realtà io vorrei cambiare e lasciare il lenone, ma con l’età ha sviluppato una piccola disfunzione assai interessante. Soffre di eiaculazione ritardata e non sapete quanto sia soddisfacente a letto questo suo piccolo problema!”

Marie Armide